giovedì 26 febbraio 2009

LECTIO DIVINA SU SAN PAOLO





LECTIO DIVINA SU SAN PAOLO:
Il primo viaggio apostolico di Paolo (At 13-14)
a cura di P. Carlo Colonna s.j. – Quarto sussidio alle Interviste
Come si fa?
1. Invoca lo Spirito per essere illuminato di luce divina su Paolo e su te
2. Leggi con attenzione e calma, con le labbra e con gli occhi, i testi
3. Comprendi con la mente secondo la misura che ti è concessa quanto stai leggendo
4. Ascolta con il cuore quanto DIO TI VUOLE DIRE attraverso il testo
5. Prega come senti nel cuore e lo Spirito ti suggerisce
Anni 45-48 dopo Cristo
Da Antochia di Siria (13,1-3) – A Cipro (13,4-12) – Ad Antochia di Pisidia (13, 13-51) – A Iconio (14,1-7) – A Listra (14, 8-21) – A Derbe (14,20-21) – Ritorno a Listra, Iconio e Antiochia (14,21-23)– A Perge e Attalia (14,24-25) - Di nuovo ad Antiochia di Siria (14,26-28)
Esercizio di gruppo:
1. A ciascuno viene assegnato la lettura di una parte del viaggio missionario di Paolo.
2. Costui legge in silenzio e medita sulla parte che gli spetta (un quarto d’ora).
3. Ciascuno racconta agli altri a parole sue il viaggio di Paolo, mettendo in evidenza le cose che gli sembrano più importanti, facendo anche qualche sobria applicazione alla vita cristiana di oggi, personale e comunitaria.
Discorso di Paolo ai Giudei di Antochia di Pisidia (13,16-41)
E’ il solo grande discorso catechetico, che si trova negli Atti degli Apostoli, con cui si vede come Paolo si rivolgeva ai Giudei. Contiene una rapida presentazione della storia d’Israele dell’Antico Testamento in ordine alla venuta di Gesù Cristo. Dopo aver annunziato la morte e risurrezione di Gesù, Paolo termina con un pressante invito ai Giudei ad accogliere il Messia, che finalmente è venuto:
Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse:
«Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.
Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via di là.
Quindi, dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto, distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità quelle terre, per circa quattrocentocinquanta anni.
Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.
Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.
E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, mio cuore; egl adempirà tutti i miei voleri.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.
Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.
Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.
E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato: Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle sicure. Per questo anche in un altro luogo dice: Non permetterai che il tuo santo veda la corruzione.
Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione. Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.
Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè. Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:Mirate, beffardi, stupite e nascondetevi, poiché un’opera io compio ai vostri giorni, un’opera che voi non credereste, se vi fosse raccontata!
Spunti per la riflessione:
Il racconto di Paolo può essere diviso in tre parti:
La storia prima di Cristo - la storia di Cristo - la storia dopo Cristo.
La terza parte dipende dall’accoglienza che si fa a Cristo nella propria vita.
Applicazione alla propria vita:
La storia prima di Cristo potrebbe racchiudere quegli eventi umani che mi succedono nella mia vita in preparazione a Cristo. Rifletti quali possono essere stati.
La storia di Cristo potrebbero essere rappresentati dai tuoi momenti di incontro con Cristo.
La storia dopo Cristo potrebbero essere descritti come i frutti di vita che ha portato nella tua vita la tua accoglienza o la tua non-accoglienza di Cristo.
Così anche la nostra vita potrebbe essere descritta come vita prima di Cristo – vita con Cristo – vita dopo Cristo.
E’ un modo di vedere e giudicare la propria esistenza alla luce di Dio.
La personalità di Paolo apostolo (4)
(dalla Bibbia di Gerusalemme)
Paolo non ha nulla di un tipo immaginativo, se si giudica dalle immagini poco numerose e banali che adopera: lo stadio, il mare, l’agricoltura, la costruzione, temi che egli associa e mescola volentieri. Paolo è piuttosto un cerebrale. A un cuore ardente si unisce in lui un’intelligenza lucida, logica, esigente, preoccupata di esporre la fede secondo i bisogni dei suoi uditori. A ciò dobbiamo quei meravigliosi sviluppi teologici con cui egli riveste il kerigma. Forse questa logica non è la nostra. Paolo argomenta talvolta da rabbino, secondo i metodi esegetici ricevuti dal suo ambiente e dalla sua educazione (per esempio Gal 3,16; 4,21-31). Ma il suo genio fa esplodere i limiti di questa eredità tradizionale e, attraverso canali un po’ invecchiati per noi, fa passare una dottrina profonda.
D’altronde questo semita ha anche una buona cultura greca, ricevuta forse fin dall’infanzia a Tarso, arricchita dai ripetuti contatti con il mondo greco-romano, e questo influsso si riflette nel suo modo di pensare come nella lingua e nello stile. All’occorrenza cita autori classici (1 Cor 15,33; Tt 1,12; At 17,28) e conosce sicuramente la filosofia popolare a base di stoicismo, dalla quale attinge alcune nozioni (per esempio la partenza dell’anima separata verso il mondo divino in 2 Cor 5,6-8; il “pleroma” cosmico in Col ed Ef) o alcune formule (1 Cor 8,6; Rm 11,36; Ef 4,6). Alla “diatriba” cinico-stoica deve il modo di argomentazione conciso, con brevi domande e risposte (Rm 3,1-9.27-31) o i suoi sviluppi mediante accumulazione retorica (2 Cor 6,4-10); o anche quando usa frasi lunghe e sovraccariche, dove le proposizioni si spingo a ondate successive (Ef 1,3-14: Col 1, 9-20), egli può trovarne i modelli ancora nella letteratura ellenistica.
Maneggia correttamente il greco come una seconda lingua materna (cf At 21,40) e con pochi semitismi. Ben inteso, è il greco del suo tempo, quello della “koiné” distinta, ma senza pretese atticizzanti. Succede anzi che la sua espressione sia scorretta e incompiuta (1 Cor 9,15), tanto il modello del linguaggio è impotente a contenere l’erompere di un pensiero troppo ricco o di emozioni troppo vive.

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