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giovedì 12 marzo 2009

gesu' disse:"Il tempo e' compiuto,e il regno di Dio e vicino;ravvedetevi e credete al Vangelo



GESÚ DISSE: "IL TEMPO É COMPIUTO, E IL REGNO DI DIO É VICINO; RAVVEDETEVI E CREDETE AL VANGELO". (Marco cap.1 vers.15)Leggiamo nella Sacra Scrittura nella I epistola dell'apostolo Paolo ai Tessalonicesi capitolo 4 versetti da 14 a 18: "Poiché, se crediamo che Gesù Cristo è morto ed è risuscitato, Iddio condurrà con Lui quelli che dormono in Gesù. Poiché noi vi diciamo questo per parola del Signore: che noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non andremo innanzi a coloro che dormono. Perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo, insieme con loro, rapiti sulle nuvole, ad incontrare il Signore in aria; e così saremo sempre col Signore. Consolatevi, dunque, gli uni gli altri con queste parole".Nel passo della Sacra Scrittura, che abbiamo letto, vediamo tre fatti importantissimi:I) Gesù Cristo ritornerà dal cielo;II) i morti in Cristo risusciteranno;III) i viventi saranno trasformati ed incontreranno il Signore nell'aria.Questi fatti ci parlano del prossimo grande avvenimento mondiale, del giorno in cui Gesù apparirà dalle nuvole e attirerà i suoi a Sé per incontrarli nell'aria. Caro amico, forse è la prima volta che senti parlare di queste cose, allora, prendi la tua Bibbia e scoprirai che quest’evento è menzionato parecchie volte. La Sacra Scrittura è, come Parola di Dio, la Verità assoluta e, perciò, ciò che diciamo è una realtà, che inevitabilmente si adempirà! Sì! Gesù Cristo ritorna! Ma che avverrà quando Gesù ritornerà? Allora soltanto sarà rivelato chi appartiene alla vera chiesa. La Chiesa di Cristo è composta di persone che hanno realizzato, quaggiù, una seconda nascita interiore e spirituale e che non soltanto per la loro nascita fisica fanno parte dell'umanità, ma che per la loro seconda nascita spirituale sono divenuti membri del corpo di Cristo.La Sacra Scrittura dice nel vangelo di Giovanni al cap. 3 vers.3: "Gesù rispose e disse: in verità, in verità, io ti dico, che se alcuno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio". Colui che ha fatta l'esperienza di una nuova nascita fa parte della vera chiesa; egli è in Cristo. Quando, dunque, il Signore ritornerà, allora quelli, che per la nuova nascita sono diventati figliuoli di Dio e che sono morti durante le generazioni passate, risusciteranno ed andranno ad incontrare il Signore nell'aria. I membri della vera chiesa di Cristo, in vita durante quest’avvenimento, saranno mutati in un batter d'occhio e rapiti sulle nuvole per incontrare il Signore con i credenti risuscitati.Caro amico, sarai tu rapito al ritorno di Cristo? Ovvero, rimar¬rai su questa terra, senza Cristo? Forse sei membro di una chiesa e ne frequenti i culti; forse hai compiuto buone opere, dato per i poveri e gli infelici, hai sostenuto delle chiese e delle missioni; ascolta fratello, questo non è sufficiente per essere rapiti al ritorno di Cristo. Quando Gesù ritornerà non si curerà delle tue buone opere, non ti domanderà se sei membro di una chiesa o di una comunità religiosa o di una famiglia particolare. Per essere rapito all'incon¬tro con Gesù è determinante soltanto il fatto di essere divenuto, per effetto della nuova nascita, membro della Sua chiesa, di quella chiesa di Cristo, oggi ancora invisibile e senza denominazione. Perciò ora per te s’impone l'importante dilemma: sei nato di nuovo? Hai la certezza che i tuoi peccati sono stati veramente perdonati? Hai sperimentato la liberazione dalla potenza del peccato e del vizio? Potrai andartene con Gesù quando Egli ritornerà? Se la tua risposta non è positiva e certa, ascolta, amico caro, per natura tu sei perduto! Tu sei un peccatore, perché il peccato da Adamo in poi è passato sopra tutti gli uomini. La Sacra Scrittura dice chiaramente in Galati cap. 5 versetti da 19 a 21 quali opere iniqui ed abominevoli l'uomo naturale è capace di compiere: "Ora manifeste sono le opere della carne, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie, e altre simili cose; circa le quali vi prevengo, come gia ho predetto, che coloro che fanno tali cose non erederanno il regno di Dio". Riconosci, ora, il tuo stato di perdizione? Nonostante tutti i tuoi sforzi, senza Gesù tu ti allontani sempre più da Dio e dal Suo Regno. Il tuo cammino ti conduce alla rovina, alla condanna eterna! Non di meno, anche per te c'è una liberazione, anche tu puoi diventare membro della vera chiesa di Cristo: riconosci che nato peccatore sei separato da Dio, confessa i tuoi peccati a Gesù ed a Lui solo, presentati a Lui come realmente sei, abbandona, così, la falsa strada, prendi una nuova direzione, decidi di non servire più il peccato e satana, ma solo il tuo nuovo Maestro e Signore: Gesù Cristo!Se fai questo "dietro front" nella tua vita, Dio ti darà questo meraviglioso dono della nuova nascita, Lui ti promette il perdono pei tuoi peccati e ti darà anche la forza di riparare anche alle offese davanti agli uomini, ai quali tu hai fatto torto. Sì! Caro amico, Gesù aspetta la tua decisione, perciò fai, in questo stesso istante, il passo decisivo, cambia direzione ed accetta la mano liberatrice di Cristo e, per fede, Egli ti darà la certezza della salvezza, la vita eterna, la sicurezza di essere un vero figliuolo di Dio! Così anche tu potrai aspettare il ritorno di Cristo.Nell'ultima pagina delle Sacre Scritture nel capitolo 22 dell'Ap¬ocalisse, Gesù dice tre volte: " Ecco io vengo tosto", "Ecco io vengo tosto", "Sì! vengo tosto ". Abbiamo parlato già del ritorno di Gesù Cristo, ecco ora la domanda: "Ma quando ritornerà Gesù Cristo?" Quando avverrà quest’avvenimento straordinario?" Gesù stesso diceva "tosto" ossia "presto", eppure molti anni sono passati senza che sia avvenuto, ma non dimentichiamo che per Lui mille anni sono come un giorno. Nella Sacra Scrittura Gesù Cristo ha dato ancora altre indicazioni particolari in rapporto al Suo ritorno, indizi che ora, nel nostro secolo, diventano realtà. Leggiamo alcuni punti del vangelo di Matteo cap.24: " falsi Cristi, falsi profeti, guerre, rumori di guerre, rivolte, rivolu¬zioni, epidemie, vita cara, carestie, terremoti, segni nel cielo, ma anche proclamazione del Vangelo fra le genti".Caro amico, guardati intorno, non vedi che questi segni si adempiono ad un ritmo sempre più accelerato? Hai conoscenza dei seduttori e di tutti i falsi profeti che si fanno passare per Cristo o per suoi messaggeri? C'era stata forse, nei tempi passati, una serie di guerre come quelle del secolo presente, che trascinano con sé tutto il mondo? Sai tu che oggi gran parte dell'umanità manca di cibo e che ogni giorno migliaia di persone muoiono di fame? Hai sentito parlare dei terremoti devastatori di questi ultimi tempi?Vedi come uragani ed inondazioni distruggono intere regioni? Forse non sempre riesci a vedere come il cielo stellato è attraversato da razzi e satelliti, segni che l'uomo stesso ha iscritto cielo? Sai tu che il Vangelo è predicato intensamente in tutta la terra e mai come oggi nella storia dell'umanità? Tutte queste cose sono altrettanti segni annunciatori del ritorno di Cristo, che è ormai vicinissimo! Però vorremmo menzionare un altro segno che è certamente il più importante: Israele. Sai tu che il popolo d'Israele è stato disperso per tutta la Terra durante i secoli e che nel 1948, secondo l'adempimento delle profezie bibliche, è di nuovo uno stato indipendente con un suo territorio?Sì! uno Stato riconosciuto da tutti i popoli. I segni della profezia si adempiono, giorno dopo giorno, agli occhi nostri, perciò sappiamo che il ritorno di Gesù è molto vicino! Colui che non è nato di nuovo sarà lasciato e la Sacra Scrittura dichiara che, dopo il ritorno di Gesù, dei tempi ter¬ribili verranno sulla terra; sarà il tempo dei giudizi, descritto particolarmente nell'Apocalisse. Amico se non sei pronto per il ritorno di Cristo ecco cosa ti aspetta: un tempo di giudizi.Leggiamo nel vangelo di Matteo al cap. 24 vers.44: "Perciò, voi ancora siate pronti; poiché, nell'ora che non pensate, il Fi¬gliuo¬lo dell'uomo verrà!"Caro amico, fratello caro il fatto d’essere pronto, per il ritorno di Cristo o di non esserlo, dipende dalla tua decisione personale. Rifletti, dunque, bene!Dio ha creato l'uomo alla Sua immagine per vivere in comunione con Lui nel Paradiso terrestre. Nonostante tutto ciò l'uomo ha scelto il peccato, ha abbandonato Iddio e la Sua grazia e, da quel momento in poi, si è venduto al peccato.Ogni l’essere umano nasce nel peccato e ne diventa schiavo! Nella Sua Santità, Dio non può avere comunione col peccato, e, perciò, è pronunciata la sentenza sull'umanità intera colpevole nel cospetto di Dio, separata e rigettata, condannata per tutta l'eternità per la sua scelta. Ma, nel Suo grande Amore, Dio ha mandato il Suo Figliuo¬lo, Gesù Cristo, come l'Agnello di Dio, Santo ed Innocente, che si è caricato di tutti i peccati dell'umanità ed ha espiato il castigo per ogni singolo uomo, prendendo il suo posto. E' morto sulla Croce del Golgota condannato come il peggior malfattore, lì ha versato il Suo sangue prezioso ed ha riconciliato l'umanità con Dio. Egli ha dato la Sua propria vita in sacrificio per te! Il Suo sangue versato, il Suo santo sacrificio apre di nuovo agli uomini il cammino verso Dio. Questo sacrificio è efficace per chiunque rinuncia, per mezzo di una decisione personale, ad una vita di peccato e, in seguito, rimette la sua vita a Gesù Cristo e per la fede accetta in contraccambio il pagamento compiuto, da Cristo, del suo debito.Gesù Cristo non è rimasto nella tomba! E' risuscitato e assunto in cielo! Ha vinto e spezzato definitivamente la potenza di satana, di conseguenza una perfetta liberazione dalla potenza del peccato è pronta per chiunque si avvicina a Lui per fede. Ascoltiamo ancora queste parole del vangelo di Giovanni nel cap.3 vers.16: "Iddio ha tanto amato il mondo, che Egli ha dato il Suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna!" E' il momento preciso per deciderti! Vieni a Gesù così come sei, confessagli, nell'intimità della preghiera, il tuo stato di perdizione, confessagli i tuoi peccati, raccon-tagli tutte le tue debolezze ed accetta il perdono e la reden¬zione che ti sono offerti come dono della grazia divina.La tua vita si trasformerà totalmente! Egli romperà le catene che ti tengono schiavo del peccato e del vizio e ti renderà libero. Sì! Ti donerà la libertà di godere della nuova nascita, gusterai una pace interiore, che mai hai potuto gustare e sarai felice perché avrai nel tuo cuore la certezza della VITA ETERNA!Iddio benedica la tua decisione!

IL MESSAGGIO DELLA DIVINA' MISERICORDIA


IL MESSAGGIO DELLA DIVINA MISERICORDIA
Il 22 febbraio 1931 Gesù apparve, in Polonia, a Suor Faustina Kowalska e le affidò il messaggio della Devozione alla Divina Misericordia. Lei stessa così descrisse l’apparizione: “Mi trovavo nella mia cella, quando vidi il Signore vestito di candida veste. Aveva una mano alzata in atto di benedire; con l’altra toccava la tunica bianca sul petto, dal quale uscivano due raggi: uno rosso e l’altro bianco”. Dopo un istante, Gesù mi disse: “Dipingi un quadro secondo il modello che vedi, e scrivici sotto: Gesù, io confido in Te! Desidero, inoltre che questa immagine sia venerata nella vostra Cappella e in tutto il mondo. I raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua che sgorgarono quando il mio Cuore fu trafitto dalla lancia, sulla Croce. Il raggio bianco rappresenta l’acqua che purifica le anime; quello rosso, il sangue che è la vita delle anime”. In un’altra apparizione Gesù le chiese l’istituzione della festa della Divina Misericordia, esprimendosi così: “Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la festa della mia Misericordia. L’anima, che in quel giorno si confesserà e si comunicherà, otterrà piena remissione delle colpe e delle pene. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa”.

PROMESSE DI GESU’ MISERICORDIOSO
L’anima che venererà quest’immagine non perirà. - Io, il Signore, la proteggerò con i raggi del mio cuore. Beato chi vive alla loro ombra, poiché la mano della Giustizia Divina non la raggiungerà! - Proteggerò le anime che diffonderanno il culto alla mia Misericordia, per tutta la loro vita; nell’ora della loro morte, poi, non sarò Giudice ma Salvatore. - Quanto più grande è la miseria degli uomini, tanto maggior diritto hanno alla mia Misericordia perché desidero salvarli tutti. - La sorgente di questa Misericordia è stata aperta dal colpo di lancia sulla Croce. - L’umanità non troverà né tranquillità né pace finché non si rivolgerà con piena fiducia a Me. - Concederò grazie senza numero a chi recita questa corona. Se recitata accanto a un morente non sarò giusto Giudice, ma Salvatore. - Io do all’umanità un vaso con il quale potrà attingere le grazie alla sorgente della Misericordia. Questo vaso è l’immagine con l’iscrizione: “Gesù, io confido in Te!”. “O sangue ed acqua che scaturisci dal cuore di Gesù, come sorgente di misericordia per noi, io confido in Te!” Quando, con fede e con cuore contrito, mi reciterai questa preghiera per qualche peccatore io gli darò la grazia della conversione.

LA SANTA SUOR FAUSTINA
Suor Faustina Kowalska nacque nel 1905 a Glogowiec presso Lòdz, nella Polonia centrale, come terzogenita in una povera famiglia contadina di dieci figli. A 20 anni entrò nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, dove visse gli ultimi tredici anni della sua vita con il nome di Maria Faustina svolgendo mansioni di cuoca, giardiniera e portinaia. Dal 1931 in poi Gesù le rivela il messaggio della Divina Misericordia raccontato nel diario "La Misericordia Divina nella mia anima". Suor Faustina, consumata dalla tubercolosi e da numerose sofferenze accettate come volontario sacrificio per i peccatori, è morta a Cracovia il 5 ottobre 1938.
Il 30 aprile 2000, il Santo Padre Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro a Roma ha proclamato Suor Faustina Santa.
L'IMMAGINE DI GESÙ MISERICORDIOSO
L'Immagine di Gesù Misericordioso riproduce la visione che la Santa Suor Faustina ha avuto a Plock il 22 febbraio 1931.
Durante questa visione Gesù Cristo ha espresso il desiderio che si dipingesse il quadro con la scritta. "Gesù, confido in Te"!. L'Immagine rappresenta il Cristo Risorto con i segni della crocifissione nelle mani e nei piedi. Dal Cuore trafitto, non visibile nel quadro, escono due raggi: rosso l'uno e pallido l'altro.
Gesù Cristo sul significato dei raggi ha dato la seguente spiegazione: "Il raggia pallido rappresenta l'Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime... Entrambi i raggi uscirono dall'intimo della mia misericordia quando sulla Croce il mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia".
L'anima viene purificata nel Sacramento del Battesimo e della Penitenza e viene nutrita con il Sacramento dell'Eucarestia. Questi due raggi simboleggiano dunque i Santi Sacramenti e i doni dello Spirito Santo di cui l'acqua è il simbolo biblico.
LA FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA
Secondo il desiderio di Gesù la Festa della Divina Misericordia deve essere celebrata nella seconda Domenica di Pasqua. L'importanza straordinaria di questa festa si misura con le straordinarie promesse che Gesù ha legato ad essa. "In quel giorno sono aperte le viscere della mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia Misericordia. L'anima che si accosta alla Confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene... Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto".
Per ottenere questi grandi doni bisogna adempiere alle condizioni della devozione alla Divina Misericordia (fiducia nella bontà di Dio e carità attiva verso il prossimo), essere in stato di Grazia (dopo la Confessione) e accostarsi in quel giorno alla santa Comunione.
Nell'anno 2002 il Santo Padre ha istituito la Festa della Divina Misericordia la prima Domenica dopo Pasqua.
Il Santo Padre, animato dall'ardente desiderio di favorire nel popolo cristiano la pietà verso la Divina Misericordia, ha concesso il 13 giugno 2002 l'indulgenza plenaria alle consuete condizioni al fedele che nella festa della Divina Misericordia partecipi a pratiche di pietà in onore della Divina Misericordia o almeno reciti alla presenza del SS. Sacramento dell'Eucarestia, pubblicamente esposto o custodito nel Tabernacolo, il Padre Nostro ed il Credo con l'aggiunta di una pia invocazione a Gesù Misericordioso. (Per esempio: "Gesù Misericordioso confido in Te").
LA NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA
Gesù chiese a Santa Suor Faustina di far precedere la Festa della Divina Misericordia da una Novena - insegnata da Lui stesso - che inizia il Venerdì Santo.
Tale Novena, però, può essere pregata in qualsiasi momento dell'anno.
LA CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA
La Coroncina alla Divina Misericordia è stata dettata da Gesù alla Santa Suor Faustina a Vilnius nell'anno 1935. La Coroncina alla Divina Misericordia si recita usando la corona del Rosario. S'inizia con la recita del Padre Nostro, dell'Ave Maria e del Credo.
Sui grani del Padre Nostro si recitano le seguenti parole: "Eterno Padre Ti offro il Corpo ed il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero". Sui grani dell'Ave Maria si recitano le parole seguenti: "Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero".
Per finire si ripete per tre volte: "Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero".
Gesù ha detto alla Santa: "Figlia mia, esorta le anime a recitare la Coroncina che ti ho dato. Per la recita di questa Coroncina mi piace concedere tutto ciò che chiederanno. Se la reciteranno i peccatori incalliti, colmerò di pace la loro anima e l'ora della loro morte sarà serena. Questa Coroncina è importante accanto ai moribondi, essa placa l'ira di Dio. Mi metterò fra il Padre e l'anima agonizzante non come Giusto Giudice ma come Salvatore Misericordioso"
L'ORA DELLA MISERICORDIA
Gesù ha detto alla Santa: "Figlia mia, alle tre pomeridiane di ogni giorno implora la misericordia per coloro che vivono in peccato. È un'ora di misericordia senza fine per il mondo intero. Non rifiuterò nulla all'anima che chiede nel nome della mia Passione."
Santa Suor Faustina ha scritto una breve preghiera per quest'Ora. Dice così:
"O Gesù, Tu sei appena morto e già una sorgente di vita è sgorgata per le anime. O sorgente di vita, incomprensibile Misericordia di Dio, avvolgi il mondo intero e riversati su di noi. O Sangue e Acqua che scaturisci dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in Te!"
L'INVOCAZIONE "O SANGUE E ACQUA"
Gesù ha detto alla Santa: "Il mio Cuore arde di amore verso le anime e lo comprenderai quando mediterai la mia Passione. Invoca la mia misericordia per i peccatori; desidero salvarli. Quando reciterai questa preghiera con fede e con cuore contrito per qualche peccatore, gli concederò la grazia della conversione":
La breve preghiera è la seguente:
"O Sangue e Acqua che scaturisci dal Cuore di Gesù come sorgente di Misericordia per noi, confido in Te!"
LE OPERE DI MISERICORDIA
Gesù ha detto alla Santa: "Figlia mia, se per tuo mezzo esigo dagli uomini il culto della mia Misericordia, tu devi essere la prima a distinguerti per la fiducia nella mia Misericordia. Esigo da te atti di misericordia che devono derivare dall'amore verso di Me. Devi mostrare misericordia sempre e ovunque verso il prossimo. Non puoi esimerti da questo, né rifiutarti, né giustificarti. Ti sottopongo tre modi per dimostrare misericordia verso il prossimo: il primo è L'AZIONE, il secondo è LA PAROLA, il terzo è LA PREGHIERA. In questi tre gradi è racchiusa la pienezza della Misericordia e vi è la dimostrazione certissima che Mi amate. È IN QUESTO MODO CHE L'ANIMA ESALTA E RENDE CULTO ALLA MIA MISERICORDIA".

Riflettiamo bene: SE AMIAMO DIO MA NON AMIAMO IL PROSSIMO LE NOSTRE PREGHIERE E LE NOSTRE DEVOZIONI NON SERVONO A NIENTE.




San Gaspare del Bufalo

San Gaspare del Bufalo








Non vi sorprenda se, invitato a parlare del vostro santo nella ricorrenza lieta del centenario della beatificazione e nel cinquantesimo anniversario della solenne canonizzazione, io parto da una citazione del presidente Bush, all’indomani del terribile evento dell’11 settembre 2001: «Bin Laden» disse «è un traditore della propria religione». Evitò così che si scatenasse una crociata antislamica che avrebbe trovato eco nella preoccupazione che in molti Paesi, compresa l’Italia (anche se con minore intensità della Francia), suscita la crescente presenza di immigrati appunto maomettani. Questa preoccupazione, presentata in una prospettiva allarmante data la prolificità e la possibile poligamia delle relative popolazioni, a differenza della limitazione delle nascite propria del mondo occidentale sviluppato, è forse il tema centrale sul quale l’umanità è chiamata già oggi, ma con prevedibile intensità sempre più forte, a dover riflettere. Ora, mentre alcuni si pongono in atteggiamenti razzisti e proibitivi – di cui l’espressione più marcata è, con i suoi libri, Oriana Fallaci –, dobbiamo convincerci che questo è un atteggiamento umanamente sbagliato e inconcludente. Come non mai, occorre che i cristiani credano all’amore e sentano il dovere e il fascino missionario della loro vocazione. Di qui preciso e puntuale è il messaggio che viene dalla vita di Gaspare del Bufalo e dalla Congregazione da lui creata, oggi presente e operante in tante nazioni del Vecchio e del Nuovo mondo. Il santo nasce nel 1786 in Roma (e senza fare del campanilismo non dispiace il sottolinearlo) in un momento storico particolarmente movimentato, con la Santa Sede alle prese con le conseguenze tumultuose della sanguinosa Rivoluzione francese. Giovanetto, frequenta la Chiesa del Gesù attigua alla sua abitazione di Palazzo Altieri. Lo attrae in modo particolare il santo missionario Francesco Saverio e si sente per un momento portato verso la Compagnia. Ma non era questo il disegno della Provvidenza. La sua vocazione era per il sacerdozio secolare, ma non davvero in una visione statica. Nel vocabolario dialettale romano – ormai in disuso – vi era un’espressione per indicare una persona dalla vita calma e privilegiata: “Sta come un canonico” (alcune volte si diceva anche: “Sta come un papa”).
Castel Sant’Angelo, particolare, Gaspard van Wittel, Musei Capitolini, Roma
Nel primo decennio dell’Ottocento correvano tempi di certo non agevoli né per il Papa né per i canonici. Così il novello canonico di San Marco, don Gaspare, si trova dinanzi al bivio drammatico della imposizione al clero del giuramento di fedeltà all’imperatore contro le direttive papali. Alcuni si piegavano ma il canonico del Bufalo no. È lapidaria la sua risposta, pur sapendo che questo voleva dire l’esilio: «Non debbo, non posso, non voglio». Di qui il suo allontanamento coatto da Roma con una prima destinazione a Imola, poi a Bologna, indi per sette mesi nel carcere di San Giovanni a Monte e più tardi a Lugo. Lo raggiunge, nel primo anno di allontanamento, la notizia della morte della madre. Soffre ma non deflette e afferma una sua superiorità. In una sua lettera dice: «Scrivo queste poche righe per non incomodare chi presiede alla revisione». Il cerchio si stringe ulteriormente. Chi non giura non può restare nello Stato del papa. Così don Gaspare, via Firenze, raggiunge altri esiliati in Corsica. Ha modo in questi lunghi anni di conoscere meglio i confratelli nel sacerdozio e di impostare un modello di aggiornamento del clero che si concretizzerà, al ritorno a Roma, nella creazione della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Rinuncia al canonicato e si dedica con profondità a quest’opera di rinnovamento sacerdotale e di apostolato popolare. I nuclei di sacerdoti e di collaboratori si irradieranno prodigiosamente. Il primo verrà collocato nel piccolo comune umbro di Giano nel 1815. Crocefisso in mano, i missionari del Preziosissimo Sangue faranno nei singoli centri giornate di meditazione, di dialoghi, di confessioni. Segue, quattro anni più tardi, la casa di Pieve Torina, presso Camerino. Nel 1821 è la volta di Albano, che sarà un punto cardine per la Congregazione. Di qui si irradiano in Romagna, ma specialmente nella difficile area ciociara allora denominata di Marittima e Campagna, infestata dai briganti. Più di un secolo dopo, lavorando in modo capillare per il mio compito politico in tutti i comuni del basso Lazio, ho trovato in molte tradizioni locali tracce di questi risvegli organizzati di vita religiosa: da Terracina a Sonnino, da Sermoneta a quella Vallecorsa legata alla santa De Mattias. Anche nella cittadina dei miei genitori, Segni, mi mostrarono documenti di archivio con proteste perché i gonfalonieri avevano tagliato il piccolo tributo necessario per organizzare una nuova missione. Qui il discorso dovrebbe andare al disagio della coesistenza tra poteri religiosi e poteri di rappresentanti per così dire terreni dei papi. Ci sarebbe voluto molto tempo e molta acqua doveva scorrere sotto i ponti del Tevere prima di poter sentire (come sentimmo dal cardinale Montini) che il potere temporale era un peso da cui finalmente la Chiesa venne liberata. Per il momento la diarchia dei vescovi e dei legati pontifici continuava non senza incomprensioni e disagi. Non mancarono critiche e anche calunnie (ma quale fondatore non ha avuto questo tipo di sofferenze?).

Briganti presso un abbeveratoio
I maldicenti trovano purtroppo credito anche là dove non dovrebbero. Così in uno scambio di lettere tra personaggi di Curia si registra l’accusa ai sacerdoti della Congregazione di non osservare l’astinenza del venerdì, peggio, di aver contatto con i briganti. Fu facile a don Gaspare smentire il primo addebito e spiegare che senza contattarli sarebbe stato difficile adempiere al mandato di far tornare questi malfattori sulla strada giusta. Circa i briganti stessi, in una lettera del novembre 1823 il santo scrive: «Tre grazie poi io le richiedo con la presente. La prima d’interporre i suoi buoni offici presso Nostro Signore per la remissione dei pochi briganti rimasti, mentre si accerti, e ne sia lode a Dio, che dallo stabilimento delle case di missione la Provincia presenta una notabile mutazione». In un foglio del 1824, dice: «Sul brigantaggio, posto che non si è creduto dare un qualche benigno ordine nel principio del pontificato presente: 1. Si riassuma il sistema del ricovero nelle chiese ed asilo ecclesiastico, dicendo, per esempio: questo giova anche per chi ramingo si trovasse, e così per indirectum s’influirebbe a minorare o togliere gli stessi briganti; 2. Si mettano le selve, dette sacre, parimenti di asilo. L’ottimo altrimenti è contrario al bene; 3. Non si dia per massima ascolto ai memoriali ciechi. Taccio altre cose, perché a me basta predicare e confessare». D’altra parte forse proprio il rigore di vita delle case della Congregazione creava comparazione disagevole per un certo modo comodo che dominava in giro. Ma proprio a Frosinone si svolse un difficile e lungo episodio di incomprensione, con intreccio d’interessi di proprietari immobiliari e l’esclusivismo di una comunità claustrale. Il richiamo al rigore che i missionari facevano e il successo nell’indurre a bruciare libri cattivi, a consegnare armi proibite, a far pubbliche penitenze disturbava le abitudini di ordinaria amministrazione di certo clero che in alcuni centri era molto più numeroso del necessario e talvolta pigro e senza iniziative.
La Regina del Preziosissimo Sangue, l’immagine che san Gaspare portava nelle missioni
Leggo alcuni passi negli atti del processo canonico: «Fu per il Servo di Dio cosa sempre dolorosa il vilipendio del clero, però non poteva dissimulare i bisogni grandi della Chiesa. Più volte deplorava lo stato misero in cui ci troviamo e parlava della necessità di una riforma, che doveva avere principio dal sacro. “Preghiamo” diceva, “e preghiamo assai per la riforma dei tempi”». Con grande umiltà, ma con non minore fermezza scriveva: «Sarebbe un atto assai pio fare conoscere a Sua Santità che tolga ogni idea di commissione speciale... né ciò lede la stima di chi che sia... Così anche far rilevare che non è giusto che gli ecclesiastici siano sindacati dai ministri di polizia... Tali ingerenze toccano ai vescovi». Il 20 di giugno 1825 scrive così: «Un’anima grande... mi fa dire dal suo direttore che dicasi al Santo Padre che se non si principia la riforma e principiando dal sacro, noi siam vicini a nuovi flagelli. Io ho in pronto alcuni fogli intitolati: Claustrali, Clero, Nobili... Oltre le altre memorie rimesse in altre occasioni». E più avanti: «Il Romano Pontefice dirami un’enciclica ai vescovi acciò riassumano il nervo dell’ecclesiastica disciplina ed insistano sulle leggi sinodali da modificarsi se occorra. In questa enciclica si parli del rimedio necessario alle oscenità di pittura, rami ed altro di simile oggetto. Inoltre, si raccomandi loro la vigilanza sul vestiario delle donne e sui punti insomma i più interessanti della riforma». «Altra enciclica rendesi necessaria a tutti i principi facendo ad essi amorosamente conoscere come, decaduta la pietà, l’educazione, la dipendenza dalla Chiesa, a repentaglio sono stati i loro troni». «In punto prelati, oimè! che vedesi oggidì, parlando in genere. Accomunarsi a conversazioni di brio, a danze, a veglie... e come ciò? E come conciliabile con la riserva ecclesiastica e con l’adempimento dei sacri canoni? E con che cuore potransi ritogliere nei secolari tante cose, causa di effeminatezza e cose simili, se portano ad esempio il prelato, il costituito in dignità, e talvolta finanche si è stampato nei fogli pubblici il dettaglio di certi divertimenti e nominati in essi i soggetti intervenuti con vilipendio vero della dignità a cui non sono proporzionati? Le Delegazioni, in specie, sono queste da affidarsi alle persone le più mature». «Il clero, oimè! qual bisogno è in esso e di scienza e di santità! E quanto interessa reggere le nostre Case di Missioni e Spirituali Esercizi a scuotere dall’inerzia, ad accreditare gli ecclesiastici presso i popoli, a distaccarli dall’amore dei parenti, dalla roba e dalla oziosità. Tolti i parroci ed i canonici, gli altri del clero nei convitti, tanto celebri nei primi tempi della Chiesa, e dai quali ogni bene si dirama alle rispettive diocesi; ed oh quanti operai si invierebbero anche alle missioni estere di Propaganda! Ma a questo gran bene, che è la pupilla degli occhi di Dio, conviene unire il convitto dei giovani che, sortiti dai seminari, han bisogno formarsi alle parrocchie, ai ministeri, alla coltura della vigna di Gesù Cristo».
La scuola di economia domestica presso la missione di Manyoni in Tanzania

«La riforma non presenta tuttora i suoi veri principi. Orabimus igitur coram Domino, a quo omne bonum... Tutte le carte che io scrissi in varie epoche, le avrà sicuramente date al Santo Padre. Io temo di qualche gran castigo, perché fin qui le basi della riforma non si vedono. Oremus ergo provoluti coram Domino... Sa perché ho detto che la riforma non è principiata? Perché questa deve principiare dal sacro... Si fa, ma non con quella imponenza di principi, di encicliche... Diciamo il di più nelle Piaghe del Signore. I nostri peccati ritardano le grazie, i lumi, le misericordie». Leggo un altro passo sempre negli atti del processo canonico: «Dico che tutto il quadro delle cose, mentre a tanti sembra in regola, in punto sacro non può essere più lacrimevole. A me non compete fare altro che pregare, tacere e patire. Per esempio, l’episcopio di Pontecorvo è a uso di affari politici ed il Vescovo non ha ove andare. E si sta nello Stato Pontificio. Quanti altri luoghi pii ridotti a tale metodo di unire e regolari e militari. Si è dato mai un assesto a punti di tale relazione, tacendo di altri? E Dio non è pago di noi». Certamente è impossibile interpretare con fedeltà questi richiami e questi commenti accorati se non li si inquadra nelle tormentate vicende del papato in quegli anni, fatte di prevaricazioni civili, di umiliazioni, di tentativi di conciliazione spesso disattesi, di impossibilità perfino di una ordinaria amministrazione della Chiesa e dello Stato. Lungo la relativamente breve vita di san Gaspare (1786-1837) si susseguirono ben cinque papi: Pio VI, Pio VII, Leone XII, Pio VIII e Gregorio XVI; la storia di tutti e cinque fu quasi sempre drammatica e spesso avvilente.






Santa messa presso la parrocchia di Chibumagwa in Tanzania
Le lamentele perché con le loro missioni don Gaspare e i suoi sacerdoti disturbavano i superiori arrecavano al santo amarezza, ma non lo distoglievano da una precisa vocazione riformatrice. Del resto l’arcivescovo di Camerino, che era andato a visitare il papa Leone XII infermo, alla presenza anche di altri vescovi raccolse questo suo giudizio: «Il canonico del Bufalo è un angelo, un santo e un dotto». Nel materiale avuto perché fossi aggiornato sull’attività della vostra Congregazione ho ricevuto una commovente monografia sul lavoro che svolgete in Tanzania, con una annotazione sul ruolo istitutivo che ebbe al riguardo il mio amico segnino don Giuseppe Quattrino. Si dice oggi, ed è vero, che l’Africa è il continente dimenticato e che la fine della guerra fredda ha interrotto molti degli aiuti che per finalità politiche vi destinavano russi, americani e anche cinesi. Nell’ultimo incontro del G8 si è parlato del tema con qualche promessa. Speriamo. Vedo con gioia la specifica, intatta, anzi crescente vostra attività missionaria, che non ha mai avuto altro scopo – in Africa e ovunque – al di fuori di far conoscere Gesù e aiutare i poveri e gli ammalati. Credo che questa sia la strada per guardare al futuro non con la preoccupazione di esser sopraffatti da ideologie avverse, ma come un campo d’azione aperto a grandi possibilità di sviluppo umano e cristiano, vedendo all’orizzonte anche l’ecumenismo della carità, che forse risulterà più incisivo dello stesso difficile dialogo tra le religioni.











Ogni Giorno con San Gaspare del Bufalo
Giovedì 12 Marzo






1808: San Gaspare viene ordinato Diacono nella Basilica Lateranense
1826: parte il primo missionario per le isole Ioniche
L’anima illuminata medita su Gesù nell’immagine di Agnello svenato. Essa va dicendo: Il mio diletto è candido e rubicondo di sangue; come dunque non soffrirò io volentieri per la verità? Eccomi pronta ad esser vittima di amore (Scritti spirituali, III, 436. 437).





Amo che siate tutti allegri in Dio! Non voglio malinconie. Non serviamo noi a un gran padrone? Di che temere? Stiamocene intanto nelle piaghe amabilissime di Gesù Cristo (Lettera 891).